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Lavoro a turni? Ecco come fare per non perdere il sonno

Due ore di sonno e due ore di veglia. Sembra essere questo il compromesso giusto per tutti coloro che svolgono il proprio lavoro su turni notturni.

A rivelarlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa, che ha analizzato il sonno degli equipaggi che hanno preso parte all’edizione 2019 della regata “151 Miglia-Trofeo Cetilar”.

La ricerca aveva come oggetto il sonno di 165 equipaggi, in media otto velisti per imbarcazione: i ricercatori hanno intervistato i membri degli equipaggi con un questionario per stabilire, anche tenendo conto del risultato della gara, quale delle “strategie” di sonno fosse stata la migliore.

I turni di sonno/veglia andavano da 2 a 4 ore, ma per questioni di rilevanza statistica sono state scartate le ipotesi estreme: vale a dire coloro che sono rimasti sempre svegli e quelli con turni di una sola ora di sonno, un lasso di tempo considerato troppo breve per entrare nelle fasi profonde del sonno.

Secondo quanto analizzato dagli scienziati, sono stati i turni che prevedevano due ore di sonno alternati a due ore di veglia a risultare vincenti.

Come ha spiegato Ugo Faraguna, docente di fisiologia umana e coordinatore dello studio, “I dati della ricerca hanno evidenziato che questa impostazione ha avuto sui velisti maggiore efficacia, visto che chi ha dormito di più ha fatto peggio in classifica. Pensiamo che questo sia legato al concetto di inerzia del sonno: più si dorme, più tempo ci vuole per essere operativi al risveglio”.

Le regate si sono rivelate dunque una palestra ottimale per analizzare il sonno e i suoi ritmi in situazione di stress. Si tratta di competizioni che prevedono più giorni consecutivi di navigazione continua, giorno e notte, e che mettono a dura prova lucidità, concentrazione, capacità di prendere decisioni rapide e di lavorare in stretta sinergia con gli altri membri dell’equipaggio.

Ciò però non significa che i risultati di questa specifica ricerca non possano essere applicati ad altre situazioni in cui sono previsti lavori a turni, come per esempio nelle fabbriche o negli ospedali, con l’obiettivo di migliorare la performance lavorativa in ambienti professionali a ciclo continuo.

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