Più volte nel nostro blog (qui ma anche qui) abbiamo parlato dell’importante correlazione tra lo svolgere una regolare attività fisica e il buon dormire. L’ultimo spunto su questo argomento arriva da uno studio pubblicato sul European Respiratory Journal, in cui è stata accertata l’associazione tra la sedentarietà e l’aumento del rischio di apnea ostruttiva del sonno.
La ricerca è stata condotta da un team del Brigham and Women’s Hospital di Boston su un considerevole campione di quasi 140 mila soggetti, osservati nel corso di addirittura 18 anni (dal 1995 al 2013).
I livelli di attività fisica e il tempo trascorso da seduti, lavorando al computer o guardando la televisione, sono stati misurati e registrati attraverso questionari che venivano ripetuti da tutti i soggetti ogni 2-4 anni.
In generale è stato scoperto che maggiore è il tempo che si dedica all’attività fisica, minore il rischio di sviluppare questo disturbo respiratorio che può impedire un sonno davvero ristoratore.
Viceversa, più tempo si passa seduti, che sia per lavoro o per rilassarsi davanti alla tv, più aumentano le possibilità di soffrire di apnee ostruttive del sonno. Sportivi e persone molto attive sono quelle meno a rischio, in quanto svolgono più elevati livelli di attività fisica, ma anche un’attività moderata può avere in qualche modo un effetto “protettivo”.
Secondo i dati raccolti dai ricercatori, le categorie più a rischio sono le donne, gli adulti di età dai 65 anni in su, le persone con un indice di massa corporea superiore o uguale a 25.
«Tenendo conto dei potenziali fattori “confondenti” – ha spiegato Tianyi Huang, epidemiologo del Brigham, uno degli autori dello studio – alti livelli di attività fisica e meno ore passate seduti al lavoro o davanti al televisore, sono stati associati a una minore incidenza di apnea ostruttiva del sonno. Questi risultati ci suggeriscono dunque che tutte le iniziative volte a favorire uno stile di vita attivo possono avere benefici consistenti, sia per la prevenzione che per il trattamento del disturbo. Le persone che non possono svolgere accettabili livelli di attività motoria, magari a causa qualche impedimento fisico, possono comunque cercare di ridurre le ore di sedentarietà, ad esempio stando in piedi o svolgendo alcune attività lievi: così facendo potrebbero ridurre, in alcuni casi anche sensibilmente, il rischio di sviluppare l’apnea del sonno».
Nella loro relazione gli studiosi hanno riportato anche i limiti della ricerca, evidenziando ad esempio la possibilità che molti casi di apnea ostruttiva con sintomi lievi siano passate inosservati. Va infine specificato che le diagnosi sono state riferite dai partecipanti stessi attraverso questionari di autovalutazione, dunque non confermate da esami clinici oggettivi.
Ecco perché il team sta già pensando di eseguire un approfondimento del lavoro con la raccolta di nuovi dati, effettuando test come l’actigrafia, la polisonnografia e l’esame dell’apnea notturna a casa.