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che vai, proverbi e detti che trovi. Il nostro paese si contraddistingue per un
gran numero di modi di dire, molti dei quali attinenti al sonno e come spesso
accade li conosciamo e li utilizziamo senza conoscerne le origini. Sì perché
alcuni detti sono semplicemente di tipo familiare, ma altri hanno radici
antiche ed è curioso scoprirle. Un modo di dire familiare per esempio è “cascare
dal sonno” che già conoscendo il significato del verbo cascare capiamo
che si tratta di un senso figurato. Tale espressione, che possiamo tradurre
come “avere un bisogno estremo di dormire”, richiama l’idea che durante il
sonno i muscoli non sono in tensione, bensì in fase di rilassamento, e non
garantiscono quindi di sostenere il peso del corpo. Quando si sente dire
“cadere dal sonno” o “morire dal sonno” vuol dire quindi
essere talmente stanchi da rischiare di cadere perché non si è più in grado di
reggersi in piedi.
Come abbiamo già anticipato, poi ci sono altri modi di dire che
provengono da degli avvenimenti storici o credenze mitologiche del passato ed è
interessante conoscere la loro storia.
Significato
di “Passare la notte in bianco”
Vi siete mai chiesti perché quando non si
riesce a dormire diciamo che si passa la notte in bianco? Il motivo non è
scontato come si potrebbe pensare, in quanto si rintraccia in un rituale a cui
si sottoponevano i cavalieri, o meglio gli aspiranti cavalieri,
nel Medioevo. All’epoca infatti i giovani che volevano diventare
cavalieri dovevano ricevere un’apposita investitura e trascorrere una notte
di purificazione prima della cerimonia. Per prepararsi alle loro vite
future, alle gioie ed alle responsabilità di essere cavalieri, i ragazzi
dovevano vestirsi di bianco e passare una notte intera a pregare
in una cappella religiosa, in digiuno; il colore bianco ed il non mangiare
erano i massimi simboli della purificazione. L’indomani la cerimonia solenne
veniva svolta in una chiesa oppure in un castello e il sacerdote leggeva ai
cavalieri gli obblighi che erano in procinto di assumersi e benediceva poi le
loro armi. Come si può intuire, spesso i cavalieri si presentavano stanchi alla
cerimonia proprio perché non avevano dormito la notte prima. A mettere nero su
bianco per la prima volta questa condizione è stato Italo Calvino nel suo
romanzo “Il visconte dimezzato”, dove si può leggere: “Adesso non
voleva pensare, aveva passato la notte in bianco, aveva sonno”.
Significato
di “Essere tra le braccia di Morfeo”
Un altro modo di dire ricorrente che viene
utilizzato solitamente in tono scherzoso con il significato di dormire
serenamente e profondamente è “essere tra le braccia di Morfeo”, ma chi è
Morfeo? Per conoscere la sua storia bisogna fare una digressione sulla
mitologia greca. Morpheus era infatti il dio dei sogni profetici,
vale a dire quelli con cui gli dei parlavano agli uomini in quanto non potevano
manifestarsi in prima persona. La sua storia si può leggere nel poema “Le
Metamorfosi” di Ovidio, dove si conosce anche la sua famiglia: il padre era
Ipno, il dio del sonno, ed i suoi fratelli erano Fobetore e Fantaso,
rispettivamente dio degli incubi e dio dei sogni degli oggetti inanimati, come
i paesaggi per esempio. Morpheus si presentava quindi ai sognatori con le sua
ali nere e un mazzo di papaveri, fiore attraverso il quale
infondeva i sogni e rasserenava le persone a cui faceva visita.